Ebbene sì: dopo anni di incuria, abbandono e silenziosa agonia, si sono accorti di lei. Proprio ora, con l'avvio dei lavori di riqualificazione al terminal Metro A di Anagnina, in vista della Giornata Mondiale della Gioventú. La sua presenza, però, nella logica più cinica di bellezza effimera e pomposa, fatta per piacere in fretta, come un fast food, è diventata all'improvviso ingombrante. Da testimone silenziosa di un tassello fondamentale della storia dei trasporti, capitolini e regionali, a bubbone maleodorante. Non per colpa sua. Chiaro.
E adesso che i cantieri le si stringono intorno, che tutto si rifà il trucco per diventare bello e luccicante, cosa farne? Che destino dare alla vettura tramviaria 82, risalente al 1932, che per decenni ha servito il trasporto extraurbano della Rete dei Castelli Romani e che da quarantacinque anni giace lì, a simboleggiare con forza il passaggio di consegne tra passato e futuro?
È ridotta a un relitto arrugginito e vandalizzato, autentica metafora di come l'era contemporanea, in questo caso incarnata da Roma Capitale, si dimentichi e, forse inconsapevolmente, cancelli le proprie radici. Nessun progetto di restauro, nessun appello ascoltato, solo la lenta e inesorabile devastazione. Ciò che resta di questo gioiello d'ingegneria e di memoria collettiva, rischierebbe di finire sotto la fiamma ossidrica. Sì, sotto la fiamma ossidrica. È la voce che sembra circolare insistentemente nel cantiere. Perché la stazione della metropolitana dev'essere più bella e più superba che pria. Aspettiamo un atto ufficiale, ma se queste sono le premesse, la vediamo dura.
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