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da Brevi ferroviarie del 17 dicembre 2025

Rapporto Pendolaria 2025: meno risorse al TPL, Fondo Trasporti in forte calo

di Redazione

ROMA - Il trasporto pubblico locale italiano continua a perdere risorse e centralità nelle scelte di politica infrastrutturale. È quanto emerge dal Rapporto Pendolaria 2025, giunto alla 20ª edizione e presentato oggi da Legambiente a Roma, nella cornice simbolica della stazione di Roma Termini.

Secondo il dossier, il Fondo Nazionale Trasporti nel 2026 avrà un valore reale inferiore del 38% rispetto al 2009, considerando l'inflazione. Le risorse destinate al trasporto pubblico su ferro e gomma non sono mai tornate ai livelli precedenti ai tagli del 2010: dai 6,2 miliardi di euro del 2009 si è scesi a 4,9 miliardi nel 2020, con un parziale recupero a 5,18 miliardi nel 2024. Per colmare il divario sarebbero necessari almeno 3 miliardi di euro aggiuntivi.

Nel frattempo, la legge di Bilancio 2026 non prevede un rafforzamento del Fondo e, al contrario, definanzia alcuni interventi strategici per la mobilità urbana: 425 milioni di euro in meno per la metro C di Roma (tratta Piazzale Clodio-Farnesina), lo stop al prolungamento della M4 di Milano verso Segrate e al collegamento ferroviario Afragola-Napoli.

Il Rapporto segnala anche un arretramento dell'offerta ferroviaria regionale: nel 2024 hanno circolato 185 treni regionali in meno rispetto all'anno precedente, a causa della dismissione dei rotabili più anziani non compensata da sufficienti nuove immissioni in servizio.

Sul piano degli investimenti infrastrutturali, Legambiente evidenzia uno sbilanciamento a favore delle grandi opere stradali e autostradali, a partire dal Ponte sullo Stretto di Messina, il cui costo stimato è di circa 15 miliardi di euro per poco più di 3 chilometri. A confronto, con 5,4 miliardi di euro si stanno realizzando circa 250 chilometri di nuove tranvie in 11 città italiane. Le reti metropolitane italiane restano limitate a 271,7 chilometri complessivi, contro i 680 del Regno Unito, i 657 della Germania e i 620 della Spagna.

Il dossier fotografa inoltre un sistema sempre più vulnerabile agli eventi meteo estremi: dal 2010 al 2025 sono stati censiti 229 episodi che hanno causato interruzioni del servizio ferroviario, di cui 26 solo nel 2025. Roma, Milano e Napoli risultano le città più colpite. Secondo le stime ministeriali, entro il 2050 i danni alle infrastrutture di mobilità potrebbero raggiungere i 5 miliardi di euro l'anno.

Tra le criticità segnalate sulle linee regionali, spiccano la rete ex Circumvesuviana in Campania, la Roma Nord-Viterbo e la Roma-Lido nel Lazio, la Milano-Mortara-Alessandria al Nord, oltre a varie linee in Piemonte, Nord-Est, Puglia, Sardegna e Sicilia. Restano inoltre interrotti da oltre un decennio collegamenti come la Catania-Caltagirone-Gela e la Palermo-Trapani via Milo.

Accanto agli elementi critici, il Rapporto evidenzia anche alcuni segnali positivi. L'età media dei treni regionali è scesa a 14,7 anni e nel 2024 i viaggiatori giornalieri sono saliti a 2 milioni e 538mila. Sul fronte infrastrutturale si registrano nuove elettrificazioni, raddoppi e quadruplicamenti di linea, oltre a progetti di successo come il servizio Milano-Trento-Bolzano e iniziative di integrazione tariffaria e adattamento climatico in città come Firenze e Bologna.

Legambiente chiede al Governo un rifinanziamento strutturale del trasporto pubblico locale, in particolare su ferro, il rafforzamento del Fondo Nazionale Trasporti e politiche orientate all'aumento delle frequenze, all'integrazione tariffaria e alla riduzione della cosiddetta transport poverty, un fenomeno in crescita che in Italia vede le famiglie destinare in media oltre il 10% del proprio bilancio alle spese di mobilità.

Redazione - 17 dicembre 2025

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