Sulla Metro B è arrivato il rallentamento a 6 km/h. Un provvedimento estremo, adottato da Atac circa due settimane fa e passato quasi inosservato, se non per i pendolari. Dopo questo, resta solo la sospensione del transito dei treni. Nel mirino il tratto da Castro Pretorio a Policlinico — circa 500 metri sul binario pari — dove si trovano i deviatoi di inversione.
Inutile sottolineare quanto pesi sull'intero servizio e quanto risulti paradossale per una metropolitana, oggi ancora più lenta e distante dagli standard minimi di efficienza. Ma era inevitabile che accadesse, è da almeno un decennio che quel punto del tracciato, in direzione Rebibbia, è sotto osservazione. Già prima di questa nuova e drastica misura mitigativa, era in vigore una prescrizione di 20 km/h, o giù di lì.
E per noi di TrasportiAmo, piccoli e insignificanti, la scelta di Atac è l'ennesima conferma del nostro lavoro. O, se preferite, un assist magistrale alla Ronaldo a porta vuota. Non amiamo dirlo - anche se, a essere onesti, ci succede spesso - ma stavolta lo diciamo obtorto collo: lo avevamo detto. E non chissà quanto tempo fa, ma il 19 maggio scorso. A futura memoria. Basta scrollare. Non siamo chiaroveggenti. Semplicemente, leggiamo oltre le righe. E diciamo ciò che altri non vedono, o fa comodo non vedere.
Nell'occasione avevamo sottolineato come, alla Metro B, l'immissione dei nuovi treni Hitachi - per quanto rappresenti un passo avanti, al netto delle "sfumature" tecniche - non sia sufficiente a portarla a standard di servizio davvero ragionevoli. Ponendo l'accento sulla necessità, immediata, di intervenire sull'infrastruttura e, in particolare, sull'armamento che si presenta vecchio e con sistemi disomogenei, in certi casi addirittura superati, il che comporta costi aggiuntivi e una continua, estenuante manutenzione.
Il bollettino dei rallentamenti è la fotografia plastica della situazione. Se ne contano attualmente tredici, tra cronici e nuovi: uno a 65 km/h tra Palasport e Magliana; sette a 30 km/h, inclusi arrivo e partenza dalla stazione Conca d'Oro, sulla diramazione B1; e due a 15 km/h, sui tronchini di Rebibbia e da Eur Fermi a Laurentina. Poi c'è il nodo di Castro, con ben tre rallentamenti, concentrati in pochi metri. Una debacle. Il più pesante quello verso Policlinico, come già anticipato, dove si viaggia a soli 6 km/h, in pratica a passo d'uomo. L'altro, ormai storico, è la prescrizione a 20 km/h sul binario dispari, in direzione Laurentina, con rallentamento in transito sullo scambio immediatamente prima dell'ingresso di Castro e lungo tutta la sua banchina. Il terzo, infine, è un'altra new entry, e riguarda la velocità dei treni in manovra su quello stesso deviatoio, portata anch'essa a 6 km/h.
Rallentamenti che, se risolti, aumenterebbero la velocità commerciale e porterebbero a un risparmio sui costi delle manutenzioni e a una significativa riduzione della percorrenza a ogni giro macchina, a beneficio dei pendolari e del servizio. Ma per farlo serve una visione d'insieme, quella che sembra essere mancata, e non soluzioni tampone come quelle adottate fino ad oggi. E, tra l'altro, non sempre.
Insomma, per la prima metropolitana di Roma e d'Italia serve un vero e proprio #PianoMarshall, lo diciamo con forza e cognizione di causa. Come quello realizzato per la #MetroA, sulla quale, ricordiamo, sono stati stanziati circa 60 milioni di euro per il rifacimento completo dell'armamento e dove, in alcuni punti, sono state adottate soluzioni innovative e all'avanguardia. Ne abbiamo parlato e ne torneremo a parlare. E stupisce, non poco, l'atteggiamento a corrente alternata di Roma Capitale, che sembra non mostrare lo stesso interesse per la Metro B, relegandola, implicitamente, a un ruolo secondario, nonostante la sua assoluta importanza nei trasporti e nella mobilità della Capitale.
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