Sulle vestigia del Deposito Locomotive di Modica si allungano minacciose le tenebre dell'oblio. Gli edifici di quello che fu l'impianto ferroviario più meridionale d'Europa versano ormai da più di un decennio nell'incuria degli uomini e del tempo. Le rimesse risultano inagibili e per questa ragione furono murati gli ingressi già alla fine degli anni '90 del secolo scorso, sebbene il piazzale antistante sia stato sempre utilizzato per il ricovero dei convogli adibiti ai servizi su Gela e Siracusa.
Si attende da un momento all'altro il crollo definitivo delle capriate che sorreggono il tetto e questo lascia presuppore che sarà necessaria la completa demolizione degli stabili. E dire che la stazione, sebbene sia da tempo disabilitata, gode invece di ottima salute perché le cure non le sono state mai negate, circostanza motivata dal traffico viaggiatori ancora vivace.
Della memoria di questo deposito si sono fatti carico diversi articoli di riviste di storia ferroviaria ma hanno fatto molto di più alcuni scrittori, tra cui Piero Muscolino ed Emanuele Minardo, con pubblicazioni ricche di ricordi personali e ampia documentazione iconografica.
Modica, Patrimonio Mondiale dell'Umanità, meriterebbe attenzione per il recupero della memoria ferroviaria la cui eco ancora vive nei suoi abitanti che hanno avuto un ruolo attivo nelle vicende ferroviarie della cittadina ragusana sia come ferrovieri che come frequentatori, a vario titolo, degli ambienti ferroviari.
Sognare che possa, un giorno non eccessivamente lontano, diventare un nodo importante della rete storico-museale, che Fondazione FS sta caparbiamente costruendo, non è poi così lontano dal desiderio di molti. Modica diventerebbe Patrimonio Mondiale anche di quella parte dell'umanità che ha scelto di percorrere, per passione o per curiosità, le vie ferrate ad ogni latitudine!
Ognuno sta sul cuor della terra,
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
S. Quasimodo
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