L'Ente Parco del Pollino ha stanziato nei mesi scorsi mezzo miliardo per il progetto di ripristino della ferrovia che collegava Spezzano a Lagonegro.
I Ministeri competenti tra l'altro avevano indicato tale progetto, come "ad alta quota, a bassa velocità" e risale al novembre 1983 un convegno che prospettava di non smantellare quanto restava della linea proprio per un utilizzo turistico. Sempre in quel periodo, precisamente nell'aprile del 1982, vari enti ed Associazioni erano riusciti ad ottenere il fermo dei lavori di smantellamento intrapresi con la solita "foga" tutta italiana del "togliere binari per far spazio ad asfalto o cemento"; tutto ciò accadeva a tre anni dal decreto di chiusura ed a quattro dal passaggio dell'ultima "Emmina".
Ma nel 1984, in primavera, inesorabile riprese l'opera dei demolitori che nell'arco di pochi giorni fecero sparire tutte le rotaie, mentre le FCL avevano già provveduto a vendere carri, locomotive, automotrici: di questo materiale rotabile sopravvissero solo la 503, esposta a Castrovillari nel 1977, alcune Emmine a ruota dentata, attive a Catanzaro fino al 1985 insieme alla locomotiva 358 di proprietà dell'ingegnere Di Giacomo.
Da appassionati non ci facciamo troppe illusioni! Non solo, ovviamente, il tracciato si discosterà da quello originario per motivi di urbanizzazione più o meno selvaggia; impensabile poi riparare la 503 esposta da oltre 20 anni, macchina a cremagliera per la quale comunque occorre una speciale abilitazione... ecc...
Pensiamo però che l'unica cosa che dovrà obbligare in un certo qual modo alla costruzione è la compartecipazione dei fondi della C.E. come è avvenuta per i rotabili storici delle FDS (FCS), per cui le cifre concesse e stanziate devono essere utilizzate poiché finalizzate a tali lavori, i quali devono avere un termine preciso di consegna!
Dal nostro "osservatorio" di appassionati possiamo solo pensare a quale trazione si adotterà: essendo una ferrovia che attraversa un parco naturale è impensabile quella diesel; le pendenze da superare sono discrete, ma non tali da richiedere aderenza artificiale, almeno se pensiamo al vecchio tragitto dove dai 250 metri di Castrovillari, si raggiungevano i circa 1.050 di Campotenese, punto di accesso a varie zone del Parco, meta di turisti ed appassionati della natura.
Terremo comunque informati i nostri lettori sugli sviluppi di questo che speriamo sia il primo (e non unico) esempio di ricostruzione di una linea, fra le tante, mai dimenticata, che rinasce con scopi ben precisi, in un panorama ferroviario italiano certamente poco confortante, per non parlare della situazione che vede strettamente legati ecologia, economia e sistema dei trasporti nel nostro Belpaese!
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