E' una fredda e stanca mattina di ottobre quando decido di recarmi a Livorno per fotografare la E.424.005 che in questa officina verrà ripristinata per l'effettuazione di treni storici. Il cielo ha un color medicinale scaduto e sembra voler anticipare nel suo austero grigiore una giornata che resterà a lungo nella mia memoria.
Giunto in breve tempo all'interno dell'OML dalla stazione Centrale, cerco con occhi attenti la mia fortunata modella ma il mio sguardo viene rapito dalla vista di un interminabile serpentone marrone, alternato a sprazzi argentati che riflettono il tiepido sole che proprio non ne vuole sapere di farsi largo tra le nuvole.
Pochi metri più avanti, una figura mi viene incontro incuriosita armeggiando un bastone e facendosi largo agevolmente tra cumuli di macerie e di fango. Ogni passo che fa verso di me svela sempre più l'oggetto da lui brandito. No, non è un bastone, ora lo vedo, è una fiamma ossidrica.
Non mi serve molto tempo adesso per capire da dove provengano quei cumuli. La E.636.036 giace agonizzante a capo del lungo serpentone isabella. Il mantice è strappato, la cassa vivisezionata, le boccole ancora lacrimano olio e il pantografo, divelto, sbattendo contro l'imperiale spinto dal vento sembra quasi voler richiamare su di se la mia attenzione. Tutto è solo un triste silenzio, reso ancora più agghiacciante da una improvvisa ventata gelida talmente puntuale da sembrare prevista in un copione di un film. Dietro di lei molte altre locomotive dello stesso gruppo, la 177, la 247, la 389 ed altre ancora attendono a giorni la stessa sorte.
La mia reflex scatta senza sosta, impressiona quei momenti nella speranza di rendere immortale un altro pezzo di storia ferroviaria che scompare, inesorabilmente, senza clamore, lontano dai miasmi inebrianti e dall'ostentazione di un'azienda dal volto sempre meno umano. La figura che mi veniva incontro, nel frattempo, è diventata un uomo in carne ed ossa che stenta a credere alle mie parole quando viene a sapere che sono li per fotografare quella che lui definisce inutile ferraglia. Completo il mio lavoro, finisco due rullini e senza voltarmi indietro ritorno sui miei passi verso la stazione cercando di non disturbare il surreale silenzio di quegli eroi decaduti.
Riflettendo durante il cammino mi rendo conto che la demolizione dei 636 non è più un avvenimento così futuro da poter essere sottovalutato e decido di documentarmi meglio sulla loro situazione attuale.
Dopo lunghe ricerche vengo così a sapere che, oltre che a Livorno, decine di E.636 sono già in attesa di demolizione a Verona, ad Ancona, a Palermo, a Foggia e in molte altre località della nostra penisola e che alcuni sono già passati da tempo sotto l'ingiuria della fiamma ossidrica. La demolizione per obsolescenza dei primi esemplari di questo gruppo, infatti, ha avuto inizio nell'autunno del 1998, allorquando sono iniziate le demolizioni delle varie macchine accantonate.
Delle 457 unità costruite, 23 risultano ad oggi già demolite, comprese le 6 (042, 068, 076, 078, 079 e 105) smantellate tra il 1944 ed il 1947 a causa dei gravi danni riportati in seguito ai bombardamenti subiti durante la 2a guerra mondiale e le 4 (101, 132, 250, 269) eliminate in vari anni a seguito di gravi incidenti ferroviari.
A queste, che sembrerebbero poche unità, vanno però sommati ben 112 esemplari accantonati e predestinati a simile sorte, appartenenti soprattutto alla 1a serie, ovvero a quella cronologicamente più vetusta.
Il declino dei 636 in effetti, era ben visibile da diverso tempo, enfatizzato tanto dalla perdita degli Intercity in Sicilia (vedi News ferroviarie del 25/05/2017) quanto dal più sporadico utilizzo al traino dei treni merci, sempre più spesso affidati ad E.645, E.656, E.652 ed E.402B, più giovani, veloci ed affidabili.
Ad incrementare il clima di incertezza sul futuro di questo gruppo, ha contribuito anche la notizia della avvenuta ricoloritura in isabella della E.636.080 unico esemplare dotato fino a metà novembre della caratteristica livrea grigio perla - blu orientale.
Con molta probabilità, una delle ultime unità a subire l'onta dell'accantonamento sarà la 284, ricostruita con le cabine simili a quelle del 656 e riverniciata in grigio perla - rosso, per il resto delle unità si prevede il ritiro totale dal servizio al massimo nel giro di un anno.
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