La recente entrata in servizio del primo Intercity Ibrido (vedi News ferroviarie del 25/03/2024) è il preludio del cambiamento in atto sulla ferrovia jonica, dove nel giro di alcune settimane le composizioni ordinarie attualmente in uso con gli Intercity Taranto - Reggio Calabria e viceversa dovrebbero essere solo un ricordo, lasciando il posto ai nuovi convogli trimodali HTR 412 prodotti da Hitachi Rail.
Prima che sia troppo tardi è quindi l'ora di fare un viaggio a bordo di uno degli ultimi Intercity "classici" lungo la ferrovia jonica. Siamo ad inizio aprile e le temperature in quel di Reggio Calabria fanno credere di essere in estate. In stazione troviamo la D.445.1086 con tre carrozze Z1 (di cui una BH) tutte di seconda classe, per un totale di 231 posti a sedere.
Il nostro viaggio di addio alle D.445 "Intercity" avverrà a bordo del treno 562 diretto a Taranto, che spaccando il secondo alle 12.10 lascia la città reggina con una morbida ma decisa accelerazione. Tra un grande affollamento di carrozze di tutti i tipi in sosta nel fascio ai margini di Reggio Calabria che scorrono oltre il finestrino, l'occhio cade su alcune Z accantonate in condizioni non proprio ottimali: sono le ex Eurofima trasformate in IC901, che fino a poco tempo fa erano impiegate stabilmente sulle due coppie di Intercity Taranto - Reggio Calabria nella misura di due carrozze per convoglio; in seguito è stata aggiunta in composizione una Z1 BH per il trasporto di persone a mobilità ridotta (PMR) ed infine sono arrivate le più recenti Z1 che hanno definitivamente soppiantato le vecchie Z Eurofima.
Ancora qualche chilometro e sfiliamo di fianco ai capannoni di quella che fu l'OMECA, oggi Hitachi Rail, affollati di ETR.421 ed ETR.521 in costruzione per Trenord. Qui la nostra D.445.1086 fu prodotta e consegnata nel 1986; dopo 38 anni di onorato servizio svolto in diverse regioni italiane è come se fosse tornata lì dove ha avuto inizio la sua carriera, in attesa del meritato riposo che potrebbe essere non troppo lontano.
In pochi minuti di viaggio lo scenario urbano del capoluogo reggino lascia il posto al braccio di mare che divide la Calabria dalla Sicilia. Lo sfondo è dominato dalla maestosità dell'Etna innevato e fumante che ci accompagna fin poco prima di Melito di Porto Salvo, dove la linea ferroviaria piega con decisione verso est per assecondare la forma geografica della punta dello Stivale.
A bordo oltre il Capotreno sono presenti un addetto alla pulizia e ben tre agenti Polfer che scortano il convoglio. L'affluenza sin dalla partenza è minima e contiamo poche decine di passeggeri sparsi nelle tre vetture, che si avvicendano nelle fermate del nostro Intercity.
Manca un distributore automatico di snack e bevande, così come un servizio minibar con carrellino, sicuramente utili per un viaggio che complessivamente dura 6 ore e 40 minuti.
Sul confort delle Z1 è già stato scritto tanto. Ottime carrozze prima del revamping, quando erano ancora con allestimento a scompartimenti, abbastanza valide ancora oggi anche se la radicale trasformazione in IC901 e IC270 a cui sono state sottoposte le rende internamente irriconoscibili tra l'ambiente unico ed i nuovi arredi. Resta il problema dell'aria condizionata, il cui getto continuo è alquanto rumoroso rispetto all'impianto di climatizzazione d'origine. Saranno gli HTR.412 in grado di offrire lo stesso livello di confort delle gloriose Z1?
Quanto a pulizia, quella della nostra carrozza è ineccepibile e notiamo con piacere che anche i pochi passeggeri presenti a bordo sono molto rispettosi del materiale su cui stanno viaggiando.
Intanto la nostra D.445 dà il meglio di sé. Siamo nella prima carrozza dietro la locomotiva e riusciamo a sentire il suono del motore Diesel FIAT A210.012 SSF da 1250 kW che aziona l'alternatore che a sua volta produce energia elettrica per la trazione e per l'alimentazione dei servizi di bordo mediante il REC.
Il tracciato jonico è tortuoso ma non presenta particolari livellette, quindi il compito della D.445 con sole tre carrozze non è particolarmente gravoso.
È strano pensare che questa macchina è coeva - per esempio - di alcune E.632 ed E.656 che oggi hanno già concluso la loro carriera e nel frattempo sono state anche demolite. Mentre la D.445.1086, no. Insieme alle altre sorelle dello stesso Gruppo continua a garantire giornalmente il servizio Intercity tra Taranto e Reggio Calabria.
Ma come tutte le belle storie purtroppo anche questa è destinata a finire, e probabilmente molto presto. Il prossimo 9 giugno dovrebbe infatti segnare l'entrata in servizio di un numero di HTR.412 Intercity sufficiente per distogliere dal servizio jonico tutte le composizioni ordinarie. E se per le carrozze Z1 è immaginabile un prosieguo di carriera con i treni Intercity nazionali, per le D.445 si affaccia lo spettro dell'accantonamento.
Esauriti i servizi Intercity a trazione Diesel, ci sarebbe da sperare in un impiego di queste macchine alla Regionale con un loro ritorno sulla Firenze-Siena, ma anche qui sono sempre più numerosi i convogli Blues, che stanno soppiantando appunto le D.445 toscane con carrozze per Medie Distanze.
Rimarrebbe l'alternativa del passaggio a Mercitalia Rail o meglio ancora a Fondazione FS e Treni Turistici Italiani, senza dimenticare il prossimo arrivo sui binari italiani del Treno della Dolce Vita che viaggerà anche su linee non elettrificate. Una speranza insomma per un prosieguo di carriera di queste locomotive Diesel da treno a cui è molto legato chi scrive queste note.
Attraversiamo intanto paesaggi della Calabria jonica di una bellezza incomparabile, dove il tempo sembra essersi fermato e dove la natura la fa ancora da padrona. Il mare è lo sfondo pressoché continuo del nostro viaggio, con il blu intenso dello Jonio delimitato dalle lunghe e deserte spiagge sabbiose che calamitano il nostro sguardo.
Siamo a inizio aprile ed è normale l'assenza di persone sulla battigia, ma anche nei mesi estivi gli arenili jonici non conoscono l'affollamento comune ad altre località italiane, offrendo ai locali ed ai pochi turisti che si spingono fin qui ampi spazi in spiaggia dove è garantita la tranquillità.
Nel godere del panorama mediterraneo non è da sottovalutare l'allineamento degli ampi finestrini delle Z1 alle poltrone, cosa che ci consente di ammirare il meraviglioso paesaggio dell'Italia del sud che scorre fuori della nostra carrozza.
Siamo in un tratto di linea dove le fermate da orario sono relativamente distanti tra loro: Melito di Porto Salvo, Brancaleone e ancora Bovalino, raggiunte con andamento brillante del nostro convoglio su un armamento da poco rinnovato ed equipaggiato con le classiche rotaie 60 UNI poggianti su traverse in cemento. Ma a Locri la musica cambia. Incrociato il corrispondente Intercity 558 da Taranto per Reggio Calabria, l'andamento diventa adesso "lento" a causa di alcuni rallentamenti in linea, per il numero di fermate ravvicinate e per alcuni incroci con treni Regionali in viaggio in senso opposto: Siderno, Gioiosa Jonica, Roccella Jonica e ancora Monasterace.
Un breve cenno merita il trasporto regionale sulla ferrovia jonica: anche qui qualcosa sta cambiando e durante il nostro viaggio incrociamo soltanto convogli moderni. Per la precisione un Jazz (a Melito di Porto Salvo), un Blues ed ancora uno Swing. Le ALn 668 sono definitivamente scomparse dai binari calabresi, mentre resistono ancora diverse ALn 663 impiegate prevalentemente in singola.
Nonostante i popolosi paesi attraversati, l'affluenza continua ad essere modesta. A bordo possiamo dire che non vola una mosca ed a voler essere pignoli l'unico vero fastidio arriva da alcuni annunci sonori diramati a volume troppo alto.
Sul prosieguo del viaggio poco da aggiungere. Una leggera velatura del cielo ha coperto il sole, ma nonostante questo non manca qualche temerario sulle spiagge tra Soverato e Catanzaro dove termina il nostro viaggio. È ora di congedarci dall'Intercity jonico "tradizionale" - come mi piace chiamarlo - non senza un briciolo di tristezza. So che molto probabilmente questo è stato l'ultimo viaggio a bordo di un treno Intercity a trazione Diesel a composizione ordinaria. Una sorta di ritorno al passato, che mi riporta con la mente ai tempi della trazione termica su linee come la Bari - Lecce, giusto per citare quella per cui le prime D.445 sono state costruite e su cui hanno svolto tra i servizi più prestigiosi fino al 1996 e dove chi scrive ha incontrato per la prima volta queste locomotive.
Una pagina di storia delle ferrovie italiane si sta chiudendo mentre scrivo questi appunti, in vista di un futuro ibrido, fatto di elettrico, batterie e Diesel. Forse "ecosostenibile" come si usa dire oggi, ma sicuramente meno romantico, mentre con lo sguardo saluto la coda del treno che si allontana verso la Puglia, lì dove tutto è cominciato.
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